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  1. Dove trovare protezione in caso di stagflazione

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Prospettive per gli investimenti nel 2022: aggiornamento di metà anno

Dove trovare protezione in caso di stagflazione

 

01-07-2022

La guerra in Ucraina, la politica zero-Covid cinese e l’inasprimento monetario globale hanno sollevato timori per un prolungato periodo di stagflazione. Questo termine indica un’economia afflitta da crescita bassa o negativa, dall’aumento della disoccupazione e da un’inflazione ostinatamente elevata, una combinazione che non abbiamo più sperimentato dagli anni ‘70.

La stagflazione è lo scenario peggiore per gli investitori, dal momento che le banche centrali devono inasprire la politica monetaria in un quadro di decelerazione della crescita, causando un calo dei prezzi sia delle azioni che delle obbligazioni. A causa dei timori di stagflazione, il tradizionale portafoglio 60:40 è stato negoziato a oltre il 18% in meno da inizio anno, avendo generato in media un rendimento positivo del 7% annuo tra il 2008 e il 2021.

Mentre a un primo sguardo non sembrerebbero esserci luoghi in cui gli investitori possano rifugiarsi in un contesto di stagflazione, l'analisi dell’andamento di mercato negli anni ‘70 (Figura 15) e i tre mercati ribassisti che si sono verificati durante questo periodo ci permettono di formulare alcune osservazioni e quindi di fornire alcune indicazioni su come mantenere la rotta in questo contesto.

Energia, materiali, telecomunicazioni e servizi di pubblica utilità dovrebbero essere più resilienti. La Figura 15 mostra i rendimenti nominali annualizzati negli anni ‘70. I settori che si sono dimostrati più resilienti sono stati l’energia e i materiali, che hanno beneficiato degli alti prezzi delle materie prime, ma anche i settori difensivi come le telecomunicazioni e i servizi di pubblica utilità sono stati ben supportati. Anche le azioni value e i titoli small cap hanno costantemente superato le loro controparti growth e large cap, anche se i titoli small cap hanno sofferto relativamente di più durante i mercati orso.

Figura 15: I settori energia, materiali, telecomunicazioni e servizi di pubblica utilità potrebbero essere più resilienti in un contesto di stagflazione

Rendimenti degli attivi negli anni ‘70

Fonte: BLS, French, Haver Analytics, Refinitiv Datastream, Shiller, Standard & Poor's, Ibbotson, J.P. Morgan Asset Management. I rendimenti indicati si riferiscono agli anni dall’inizio del 1970 alla fine del 1979. Dati al 31 maggio 2022.

Anche i beni che forniscono reddito sostenibile nel tempo sono attraenti in un contesto di stagflazione. Quando il beta dei mercati è meno favorevole e non si può fare affidamento sulle plusvalenze, dividendi e cedole diventano più importanti. Ad esempio, negli anni ‘70 i dividendi rappresentavano due terzi del rendimento totale dell’indice S&P 500, mentre storicamente hanno rappresentato in media solo un terzo del suo rendimento totale (Figura 16). Gli alti livelli delle cedole sono stati un importante propulsore della performance sia del segmento societario che di quello governativo del reddito fisso, favorendo i rendimenti nominali di quest’area negli anni ‘70.

Figura 16: Negli anni ‘70 i dividendi hanno rappresentato un’ampia porzione del rendimento dell’indice S&P 500

S&P 500 total return: dividendi vs. apprezzamento del capitale

Fonte: FactSet, Ibbotson, Standard & Poor's, J.P. Morgan Asset Management. Dati al 31 maggio 2022.

Gli attivi alternativi, per coloro che possono accedervi, offrono alcune delle soluzioni più attraenti. Il settore immobiliare e quello delle infrastrutture hanno basse correlazioni con le azioni e le obbligazioni e generano flussi di reddito che tendono a crescere con l’inflazione.

Va inoltre rilevato che anche se gli anni ‘70 sono stati sicuramente un periodo difficile per gli investitori, non si è trattato di un decennio perso per i mercati finanziari e in linea generale ha premiato rimanere investiti. In effetti, nonostante l’S&P 500 abbia registrato cali di valore fino al 46%, ha comunque generato complessivamente un rendimento totale annuo del 5,8% nel periodo.

Gli investitori dovrebbero anche essere consapevoli del fatto che le sfide a breve termine spesso tendono a generare opportunità a lungo termine. Gli shock petroliferi degli anni ‘70 hanno costretto molti Paesi a ridurre in misura sostanziale la propria intensità petrolifera non solo tagliando il consumo di petrolio, ma anche investendo in nuove fonti di energia, come le energie rinnovabili o il nucleare. Le industrie come quella automobilistica sono cambiate radicalmente durante questo periodo, con i produttori di automobili giapponesi che hanno acquisito una ragguardevole quota di mercato grazie a modelli più efficienti in termini di consumo di carburante. Come negli anni ‘70, la crisi energetica attuale agirà da motore della transizione energetica, una tendenza di cui gli investitori dovranno identificare i relativi vincitori. Le valutazioni delle società di tecnologia climatica sono nettamente diminuite durante l’ultima correzione della crescita, ma se gli utili si rivelassero resilienti con l’accelerazione della transizione, queste aziende potrebbero costituire una convincente opportunità a medio termine.

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Il programma Market Insights fornisce dati e commenti esaustivi sui mercati globali senza fare riferimento a prodotti. Concepito come strumento per aiutare i clienti nella comprensione dei mercati e per supportare le decisioni di investimento, il programma esplora le implicazioni degli attuali dati economici e delle mutevoli condizioni del mercato. 

 

Ai fini della Direttiva Markets in Financial Instruments (MiFID II) i programmi Market Insights e Portfolio Insights di J.P. Morgan Asset Management costituiscono una comunicazione di marketing e non rientrano pertanto nell’ambito di applicazione dei requisiti MiFID II/MiFIR in riferimento alla ricerca in materia di investimenti. Inoltre, i programmi Market Insights e Portfolio Insights di J.P. Morgan Asset Management, in quanto ricerca non-indipendente, non sono stati preparati conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l'indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non sono soggetti ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Il presente documento costituisce una comunicazione generale fornita a solo scopo informativo. È di natura formativa e non è da intendersi come una consulenza o una  raccomandazione relativa a specifici prodotti d’investimento, strategie, caratteristiche di piani d’investimento o altro scopo in alcuna giurisdizione, né rappresenta un impegno da parte di J.P. Morgan Asset Management o delle sue controllate a partecipare in alcuna delle transazioni menzionate. Eventuali esempi utilizzati sono generici, ipotetici e a mero scopo illustrativo. Il presente materiale non contiene informazioni sufficienti per supportare una decisione d’investimento e non è da utilizzarsi per valutare il merito dell’investimento in titoli o prodotti. Inoltre, si raccomanda agli utenti di effettuare una valutazione indipendente delle implicazioni legali, normative, fiscali, creditizie e contabili, e di stabilire, con l’assistenza dei propri consulenti professionali, se gli investimenti menzionati nel presente documento possano considerarsi adatti ai propri obiettivi personali. Gli investitori devono assicurarsi di essere in possesso di tutte le informazioni pertinenti disponibili prima di effettuare un investimento. Stime, numeri, opinioni, tecniche o strategie di investimento eventualmente espresse hanno finalità puramente informative, sono basate su talune ipotesi e sulle condizioni di mercato correnti, e possono variare senza preavviso o comunicazione alcuna. Tutte le informazioni fornite nel presente documento sono considerate corrette alla data di redazione ma non viene rilasciata alcuna garanzia sulla precisione delle stesse e viene espressamente declinata qualsiasi responsabilità per eventuali errori od omissioni. Si ricorda che tutti gli investimenti comportano dei rischi e che il loro valore, nonché i proventi da essi derivanti, possono subire oscillazioni in base alle condizioni di mercato e alle prassi fiscali, e che gli investitori potrebbero non recuperare interamente il capitale inizialmente investito. Le performance e i rendimenti passati non costituiscono un indicatore affidabile dei risultati attuali e futuri. J.P. Morgan Asset Management è il nome commerciale della divisione di gestione del risparmio di JPMorgan Chase & Co. e delle sue affiliate nel mondo. Nella misura consentita dalla legge applicabile, le linee telefoniche di J.P. Morgan Asset Management potrebbero essere registrate e le comunicazioni elettroniche monitorate al fine di rispettare obblighi legali e regolamentari nonché politiche interne.  I dati personali sono raccolti, archiviati e processati da J.P. Morgan Asset Management secondo la EMEA Privacy Policy disponibile alla pagina web www.jpmorgan.com/emea-privacy-policy.

 

Il presente materiale è emesso in Italia da JPMorgan Asset Management (Europe) Société à responsabilité limitée, Filiale di Milano, Via Cordusio 3, 20123 Milano, Italia.

Fonte immagine: Getty Images