Panoramica delle elezioni
Quali sono le date principali delle elezioni statunitensi?
La priorità assoluta per un candidato alla presidenza è quella di assicurarsi la nomination del proprio partito. Nella prima metà dell'anno si svolgono le elezioni primarie presidenziali e i caucus, in cui gli elettori di ogni stato votano per scegliere il candidato del proprio partito. L’ex presidente Trump è stato confermato come candidato repubblicano alla Convention nazionale repubblicana di luglio. Per i democratici, il presidente Biden si è ritirato dalla corsa il 21 luglio e ha sostenuto la vicepresidente Kamala Harris per la nomina democratica. I democratici terranno una votazione per appello nominale per Harris e il suo candidato alla vicepresidenza in agosto, forse anche prima della Convention democratica che si svolgerà dal 19 al 22 agosto. Le convention segnano la fine della fase primaria della corsa, a cui segue un’accelerazione della campagna elettorale prima che gli elettori si rechino alle urne nel giorno delle elezioni, o Election Day. Il vincitore viene poi insediato nel gennaio successivo.
Su cosa si voterà a novembre?
La corsa per la Casa Bianca è l'obiettivo principale, ma la capacità di un presidente di raggiungere i propri obiettivi politici dipenderà anche da chi controlla il Congresso
Agli elettori sttaunitensi verrà chiesto di prendere tre decisioni chiave il 5 novembre: chi vogliono eleggere come Presidente e chi scelgono per rappresentarli al Senato e alla Camera dei Rappresentanti (la Camera).
Il Presidente
Il candidato presidenziale che ottiene il maggior numero di voti (o vince “il voto popolare”) non diventa automaticamente Presidente. Gli Stati Uniti adottano infatti un sistema di collegi elettorali. I voti sono conteggiati a livello statale e il vincitore ottiene i “voti elettorali” che appartengono a quello stato (in ogni stato il numero di voti elettorali è determinato in base alla dimensione della popolazione). Un candidato deve ottenere almeno 270 dei 538 voti elettorali totali per vincere la presidenza.
Il Senato
Il Senato è uno dei due rami del Congresso che formano l’organo legislativo del governo. Nonostante alcune lievi differenze, Senato e Camera hanno funzioni simili e devono entrambi approvare nuove leggi. Tuttavia, il Senato ha un potere esclusivo in alcuni ambiti, come la conferma delle nomine presidenziali.
Una delle principali differenze tra il Senato e la Camera è costituita dai loro rappresentanti. Ogni stato nomina due Senatori per rappresentarlo nel suo complesso. I Senatori statunitensi hanno un mandato di sei anni, il che significa che circa un terzo dei 100 seggi del Senato viene rinnovato a ogni elezione federale o di metà mandato. Attualmente il Senato è controllato dai Democratici. Alle elezioni di quest'anno saranno in palio 34 seggi, 23 dei quali sono detenuti da Democratici o Indipendenti. Per ottenere il controllo del Senato, i Repubblicani avrebbero bisogno di mantenere tutti i loro seggi esistenti e conquistare un ulteriore seggio se vincono la presidenza, o due seggi se non la vincono, dato che il Vice Presidente ha il voto decisivo in caso di parità.
La Camera dei Rappresentanti
La Camera dei Rappresentanti è l'altro braccio del Congresso. I membri della Camera rappresentano i singoli distretti all'interno di uno stato e hanno un mandato di due anni. In genere ci si aspetta che siano più reattivi nei confronti dei propri elettori rispetto ai Senatori, dato che rappresentano meno persone e hanno mandati più brevi. Ciascuno dei 435 seggi della Camera viene rinnovato alle elezioni di novembre. Attualmente la Camera è controllata dai Repubblicani. Per riprenderne il controllo, i Democratici dovrebbero vincere cinque seggi aggiuntivi e mantenere i quattro seggi vacanti.
Se il partito di un Presidente controlla entrambi i rami del Congresso, generalmente quel Presidente potrà portare avanti più facilmente la propria agenda, in particolare in aree della politica interna che richiedono il sostegno del Congresso, come la spesa e le tasse. Secondo i sondaggi pubblicati a inizio aprile, lo scenario più probabile per il 2024 è che il Senato passi ai Repubblicani, mentre la Camera ai Democratici, con conseguente divisione del governo. In questo scenario, il Presidente avrà un campo di azione limitato e sarà costretto a fare maggiore affidamento su misure governative e potenzialmente a concentrarsi su aree in cui ha maggiore discrezionalità, in particolare sulla politica estera.
Voti o seggi al Collegio Elettorale, al Senato e alla Camera dei Rappresentanti
Nonostante i potenziali esiti delle elezioni di quest'anno siano numerosi, le attese dei mercati di metà luglio mostrano che alcuni sembrano più probabili di altri. Il ritiro del senatore democratico Joe Manchin, in uno stato a forte maggioranza repubblicana, significa che i democratici dovranno affrontare una dura battaglia per mantenere il Senato. Il controllo della Camera potrebbe andare in entrambe le direzioni, ma dato il calo del voto diviso negli ultimi anni – in cui gli individui votano per un partito alle elezioni presidenziali e un altro alle elezioni del Congresso – potrebbe benissimo rispecchiare chi vincerà la Casa Bianca. Pertanto, a partire da metà luglio, le previsioni dei mercati indicano che se i repubblicani vincessero la presidenza, potrebbero anche prendere entrambe le parti del Congresso. Nel frattempo, per i democratici fare piazza pulita è sempre più una battaglia ardua.
Probabilità implicite di mercato per il controllo della Casa Bianca e del Congresso
% probabilità
Come gli investitori dovrebbero interpretare i sondaggi elettorali statunitensi?
Sebbene i sondaggi nazionali siano utili per cogliere le dinamiche in atto, i sondaggi degli stati in bilico (i cosiddetti “swing state”) richiedono grande attenzione
Dopo diversi risultati inaspettati in tutto il mondo, l'affidabilità dei sondaggi elettorali è stata sempre più messa in discussione negli ultimi anni. Un esempio sono le elezioni presidenziali statunitensi del 2020, in cui l’industria dei sondaggi ha preso uno dei peggiori abbagli degli ultimi 40 anni. Secondo le previsioni, mediamente Joe Biden avrebbe dovuto vincere il voto popolare con un margine di 8,4 punti, mentre ne ottenne solo la metà. Analogamente, nel 2016 i sondaggi predissero erroneamente una vittoria per Hillary Clinton per la quale, sebbene vinse il voto popolare (come previsto dai sondaggi) con il 48,2% dei voti contro il 46,1% di Donald Trump, i sondaggi elettorali avevano sopravvalutato il margine di vittoria e Trump alla fine ne uscì vittorioso ottenendo più voti elettorali. Da allora nell’industria dei sondaggi sono state implementate una serie di innovazioni per migliorare l'accuratezza dei dati, tra cui l'uso di una varietà di metodi di indagine per dipingere un quadro più realistico dell'elettorato. Questo approccio ha dato i suoi frutti nelle elezioni di medio termine del 2022, in cui l’errore medio dei sondaggi è stato il più basso dal 1998. Notiamo tuttavia che per le ultime due elezioni presidenziali, in cui Trump era nella scheda elettorale, i sondaggi hanno generalmente sottostimato la portata del suo sostegno. La recente condanna penale di Trump e il tentativo di omicidio contro di lui aggiungono un ulteriore livello di incertezza; rimane idoneo a candidarsi alle elezioni, ma l'impatto sulla sua popolarità è finora sconosciuto.
Data la difficoltà di prevedere il risultato a livello nazionale, potrebbe essere più istruttivo concentrarsi sui sondaggi regionali relativi agli swing state, ossia gli stati in cui potrebbero svolgersi dei testa a testa. Nel 2020, poco più di 40.000 voti in tre stati chiave - Georgia, Arizona e Wisconsin - separarono Biden e Trump da un pareggio nel Collegio Elettorale. In prossimità dell’autunno osserveremo con estrema attenzione i sondaggi regionali in questi tre stati, oltre a Michigan, Nevada e Pennsylvania. I sondaggi di metà luglio suggeriscono che, ad eccezione del Michigan, i repubblicani sono in testa in tutti gli altri stati indecisi. Ma come per i sondaggi relativi a eventi politici, in qualsiasi analisi deve essere considerato un congruo margine di errore. Si stima che il margine di errore per i sondaggi degli swing state aggiri intorno al 9% all’inizio di luglio. È solo da uno a tre mesi prima delle elezioni che i sondaggi su questi stati diventano generalmente più accurati, con un margine di errore dell’1-3%.
Sondaggi sulle elezioni presidenziali negli Stati indecisi
%, media dei sondaggi 270towin
Fonte: 270towin, J.P. Morgan Asset Management. La media dei sondaggi 270towin include tutti i sondaggi entro sette giorni dalla data del sondaggio più recente, limitato a un sondaggio da qualsiasi fonte. Se ce ne sono meno di cinque, la finestra viene estesa a 30 giorni o a cinque sondaggi, a seconda di quale evento si verifica per primo. In quest'ultimo scenario, se ci sono più sondaggi qualificanti nella stessa data di calendario del sondaggio più vecchio utilizzato, verranno inclusi anche quelli. *Al momento della pubblicazione, i sondaggi degli swing state sono più facilmente disponibili per Biden che per Harris. Dati al 10 luglio 2024.
Su cosa divergeranno verosimilmente le politiche di Democratici e Repubblicani?
Sebbene vi siano aree di allineamento tra le due parti, il Partito Repubblicano potrebbe assumere una posizione più dura su dazi e immigrazione
Qual è la posizione dei partiti sui dazi?
Negli ultimi anni, entrambe le parti hanno dimostrato l’impegno a proteggere la produzione nazionale e ad accrescere la rivalità strategica con la Cina. L’attuale amministrazione democratica ha recentemente annunciato un aumento dei dazi sulle importazioni cinesi per un valore di 18 miliardi di dollari. Sebbene la decisione abbia suscitato una serie di titoli sui giornali, si prevede che l’impatto economico a breve termine di queste misure mirate sarà minimo, dato che le tariffe riguardano solo il 4% del totale delle importazioni statunitensi dalla Cina e i prodotti che hanno registrato i maggiori aumenti, vale a dire veicoli elettrici, vengono importati principalmente da altrove. Trump, nel frattempo, ha suggerito che, se dovesse essere eletto, implementerebbe un’ampia tariffa del 60% su tutti i beni cinesi che entrano negli Stati Uniti e un’imposta generale del 10% sui prodotti provenienti dal resto del mondo. Sebbene un aumento della competitività degli Stati Uniti possa attrarre molti, potrebbe anche comportare un costo per i consumatori domestici. Le stime di Bloomberg suggeriscono che i piani proposti da Trump lascerebbero i prezzi al consumo più alti del 2,5% e il PIL più basso dello 0,5% dopo due anni. L’impatto economico potrebbe essere maggiore se le tariffe provocassero una ritorsione con i suoi principali partner commerciali. Indipendentemente da chi vincerà le elezioni, sembra che sarà probabilmente adottata una posizione protezionistica più aggressiva.
Qual è la posizione dei partiti sulla politica fiscale?
Un margine fiscale limitato dovrebbe, in teoria, pesare su qualsiasi ambizione di ciascuna delle parti di apportare ulteriori tagli fiscali o importanti programmi di spesa. Con il deficit fiscale statunitense che supera già il 6% del PIL in un momento di disoccupazione ai minimi storici, la chiusura del deficit sarebbe in genere una priorità politica assoluta. Tuttavia, questo non sembra essere il caso, sulla base dei recenti commenti sia del campo democratico che di quello repubblicano.
Trump ha promesso di estendere i tagli fiscali implementati nel Tax Cuts and Jobs Act (TCJA) del 2017 e ha accennato a ulteriori tagli fiscali non specificati. Le ultime previsioni del Congressional Budget Office (CBO) suggeriscono che il deficit fiscale negli Stati Uniti potrebbe aumentare fino al 7% del PIL nel 2034, mentre il debito potrebbe raggiungere il 122% del PIL. Fondamentalmente, queste previsioni presuppongono che le disposizioni del TCJA scadano alla fine del 2025. Supponendo che così non fosse – e che i tagli fiscali del TCJA venissero estesi – il deficit potrebbe raggiungere oltre l’8% del PIL, e il rapporto debito/PIL potrebbe raggiungere il 134%, anche senza ulteriori misure fiscali espansive. Trump mira a finanziare i tagli fiscali in parte attraverso le entrate derivanti dall’implementazione dei dazi. Se ciò si rivelerà o meno vero resta altamente incerto, a seconda della risposta dei consumatori.
Ad oggi, i Democratici hanno proposto di estendere le disposizioni del TCJA per coloro che guadagnano meno di 400.000 dollari, ripristinando però le precedenti tariffe più elevate per coloro che guadagnano sopra questo limite. Hanno inoltre indicato che intendono aumentare l'aliquota dell'imposta sulle società dal 21% al 28%. I democratici hanno accennato all’espansione dei crediti d’imposta altrove, compreso il credito d’imposta sui figli che era in vigore nel 2021, e i sussidi sui premi Obamacare, anch’essi destinati a scadere alla fine del prossimo anno.
In entrambi i casi, è probabile che i deficit si allarghino, principalmente a causa dell’aumento dei costi degli interessi, e che la spesa discrezionale venga tagliata, creando un modesto ostacolo alla crescita e un certo rischio al rialzo per i rendimenti. Come abbiamo visto con la recente volatilità del mercato obbligazionario, con l’avvicinarsi delle elezioni, è probabile che gli investitori considerino il risultato elettorale attraverso la lente dell’impegno di ciascun partito alla prudenza fiscale.
Composizione del deficit federale statunitense
% del PIL
Debito federale statunitense
% del PIL
Qual è la posizione dei partiti sull’immigrazione?
La politica di immigrazione sarà un obiettivo chiave per entrambi i partiti. L’immigrazione è aumentata negli ultimi anni, con le stime del CBO che suggeriscono che ha aggiunto 3,3 milioni di persone alla popolazione degli Stati Uniti lo scorso anno, oltre tre volte la media annuale del decennio precedente. L’immigrazione ha contribuito a stimolare l’offerta di manodopera e ha spinto la crescita dei salari al ribasso dal picco del 7% nel marzo 2022 a circa il 4% negli ultimi mesi. Molti cittadini statunitensi considerano l’immigrazione una delle questioni più importanti che il loro Paese deve affrontare, sebbene questi numeri nei sondaggi siano più alti tra gli elettori repubblicani e alcuni indipendenti. Di conseguenza, i repubblicani e i democratici più centristi potrebbero adottare una linea più dura sull’immigrazione per placare le preoccupazioni degli elettori.
Le opinioni dei cittadini statunitensi sulla questione più importante nel Paese
% degli intervistati
Qual è la posizione dei partiti sulle politiche e sulle leggi sul clima?
Le aree chiave in cui è probabile che i due partiti differiscano includono le azioni e la regolamentazione per il clima. Si prevede che il clima rimarrà un’area chiave su cui concentrarsi per i Democratici. I Repubblicani, nel frattempo, hanno promesso di accelerare la produzione di combustibili fossili e di annullare alcune delle politiche verdi di Biden. In pratica, anche sotto l’influenza repubblicana, un completo scioglimento dell’Inflation Reduction Act e del CHIPS Act di Biden sembra improbabile; Le contee repubblicane sono state le beneficiarie della maggior parte di questa spesa e potrebbe quindi rivelarsi impopolare farlo. Ciononostante, se eletto, Trump probabilmente allenterebbe il contesto normativo per lo sviluppo di petrolio e gas e invertirebbe i limiti sulle emissioni di gas serra.
Altrove nel panorama normativo, i due partiti differiscono sull’applicazione delle norme antitrust. Mentre i democratici hanno assunto una posizione più aggressiva al riguardo sotto l’attuale amministrazione, i repubblicani potrebbero essere più indulgenti. Detto questo, è probabile che l’amministrazione repubblicana continui a perseguire i casi ancora pendenti nel settore tecnologico.
Quali sono le opinioni geopolitiche dei partiti?
Per quanto riguarda la geopolitica, ci si aspetta che i Democratici continuino il loro sostegno militare sia all’Ucraina che a Israele, considerandolo vitale per gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. È meno probabile che il sostegno all’Ucraina continui sotto un presidente repubblicano, anche se le opinioni sulla politica estera differiscono all’interno del partito. L’eventuale candidato del partito repubblicano potrebbe quindi avere implicazioni sulle relazioni degli Stati Uniti con l’Europa, nonché sulle relazioni geopolitiche a livello globale.
Quali sono le implicazioni per gli investitori?
Ciò che sta accadendo nell’economia è tendenzialmente molto più importante per i mercati rispetto a ciò che sta accadendo alla Casa Bianca.
Nonostante vi siano chiare differenze politiche tra le due parti, chiediamo estrema prudenza agli investitori che intendono posizionare i portafogli sulla base di un risultato presunto.
In primo luogo, come dice il vecchio adagio, una settimana in politica è un periodo di tempo lunghissimo. Siamo ancora lontani dalle elezioni di novembre; molto potrebbe cambiare e il risultato rimane estremamente incerto.
In secondo luogo, anche se oggi un investitore si sentisse certo del risultato, ciò che i politici dicono di voler fare in una campagna elettorale e ciò che alla fine possono realmente mettere in atto sono spesso due cose piuttosto diverse. Nel corso delle ultime quattro elezioni statunitensi, durante la campagna elettorale i candidati vincenti avevano complessivamente fatto 700 promesse, ma meno della metà di queste sono diventate leggi, in gran parte a causa dell'opposizione del Congresso. Se le elezioni daranno come risultato un Congresso diviso, il partito vincente potrebbe contare su un'azione unilaterale, come executive order e regolamenti emanati attraverso il dipartimento federale e le agenzie, ma l'adozione di proposte politiche più ampie richiede l'approvazione del Congresso.
Infine, anche se un investitore si sentisse certo sia del risultato elettorale che della direzione futura della politica, vi saranno altri fattori che guideranno i mercati.
La storia insegna che i mercati azionari tendono a registrare rendimenti medi inferiori e una volatilità superiore negli anni elettorali rispetto agli anni non elettorali. Eppure è fondamentale prendere atto del fatto che queste medie sono distorte da eventi che si sono verificati contestualmente alle elezioni, in particolare lo scoppio della bolla delle dot-com, la crisi finanziaria globale e la pandemia di Covid-19. Ciò che sta accadendo nell’economia è tendenzialmente molto più importante per i mercati rispetto a ciò che sta accadendo alla Casa Bianca.
Rendimento del prezzo delle azioni statunitensi
Variazione percentuale anno su anno
Volatilità realizzata delle azioni statunitensi
%, deviazione standard a 52 settimane
Il programma Market Insights fornisce dati e commenti esaustivi sui mercati globali senza fare riferimento a prodotti. Concepito come strumento per aiutare i clienti nella comprensione dei mercati e per supportare le decisioni di investimento, il programma esplora le implicazioni degli attuali dati economici e delle mutevoli condizioni del mercato. Ai fini della Direttiva Markets in Financial Instruments (MiFID II) i programmi Market Insights e Portfolio Insights di J.P. Morgan Asset Management costituiscono una comunicazione di marketing e non rientrano pertanto nell’ambito di applicazione dei requisiti MiFID II/MiFIRin riferimento alla ricerca in materia di investimenti. Inoltre, i programmi Market Insights e Portfolio Insights di J.P. Morgan Asset Management, in quanto ricerca non-indipendente, non sono stati preparati conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l'indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non sono soggetti ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.
Il presente documento costituisce una comunicazione generale fornita a solo scopo informativo. È di natura formativa e non è da intendersi come una consulenza o una raccomandazione relativa a specifici prodotti d’investimento, strategie, caratteristiche di piani d’investimento o altro scopo in alcuna giurisdizione, né rappresenta un impegno da parte di J.P. Morgan Asset Management o delle sue controllate a partecipare in alcuna delle transazioni menzionate. Eventuali esempi utilizzati sono generici, ipotetici e a mero scopo illustrativo. Il presente materiale non contiene informazioni sufficienti per supportare una decisione d’investimento e non è da utilizzarsi per valutare il merito dell’investimento in titoli o prodotti. Inoltre, si raccomanda agli utenti di effettuare una valutazione indipendente delle implicazioni legali, normative, fiscali, creditizie e contabili, e di stabilire, con l’assistenza dei propri consulenti professionali, se gli investimenti menzionati nel presente documento possano considerarsi adatti ai propri obiettivi personali. Gli investitori devono assicurarsi di essere in possesso di tutte le informazioni pertinenti disponibili prima di effettuare un investimento. Stime, numeri, opinioni, tecniche o strategie di investimento eventualmente espresse hanno finalità puramente informative, sono basate su talune ipotesi e sulle condizioni di mercato correnti, e possono variare senza preavviso o comunicazione alcuna. Tutte le informazioni fornite nel presente documento sono considerate corrette alla data di redazione ma non viene rilasciata alcuna garanzia sulla precisione delle stesse e viene espressamente declinata qualsiasi responsabilità per eventuali errori od omissioni. Si ricorda che tutti gli investimenti comportano dei rischi e che il loro valore, nonché i proventi da essi derivanti, possono subire oscillazioni in base alle condizioni di mercato e alle prassi fiscali, e che gli investitori potrebbero non recuperare interamente il capitale inizialmente investito. Le performance e i rendimenti passati non costituiscono un indicatore affidabile dei risultati attuali e futuri.
J.P. Morgan Asset Management è la denominazione commerciale della divisione di gestione del risparmio di JPMorgan Chase & Co. e delle sue affiliate nel mondo. Si rende noto che, nella misura consentita dalla legge applicabile, le linee telefoniche di J.P. Morgan Asset Management potrebbero essere registrate e le comunicazioni elettroniche monitorate al fine di rispettare obblighi legali e regolamentari nonchè politiche interne. Si rende altresì noto che i dati personali sono raccolti, archiviati e processati da J.P. Morgan Asset Management secondo la EMEA Privacy Policy di cui al link www.jpmorgan.com/emea-privacy-policy. La presente comunicazione è emessa in Italia da JPMorgan Asset Management (Europe) Société à responsabilité limitée, Filiale di Milano, Via Cordusio 3, I-20123 Milano, Italia.
Copyright 2024 JPMorgan Chase & Co. Tutti i diritti riservati.
Fonte dell'immagine: Shutterstock
09x2242507084420