Gli ETF di nuova generazione ridefiniscono l’indice
Non tutti i gli ETF passivi sono uguali: un approfondimento sui rischi e le opportunità delle diverse tipologie di strategie passive.
Le strategie basate sulla replica degli indici rappresentano per gli investitori in Exchange Traded Fund (ETF) un mezzo veloce e conveniente per accedere a un ampio numero di mercati e classi di attivo a livello globale. Tuttavia, non tutti i gli ETF passivi sono uguali, avverte Katie Magee di J.P. Morgan Asset Management. Per questo motivo è importante che prima di scegliere il miglior approccio per il proprio portafoglio gli investitori abbiano ben compreso i rischi e le opportunità delle diverse tipologie di strategie passive.
Oltre la capitalizzazione di mercato
Le strategie basate sulla replica degli indici sono la base degli investimenti in ETF e rappresentano circa 4.500 miliardi di Dollari sul valore complessivo del settore globale, pari a 4.700 miliardi di Dollari (dati Morningstar al 24 marzo 2019). La maggior parte di questi ETF (circa 3.400 miliardi di Dollari) sono costituiti da strategie puramente passive che replicano indici tradizionali ponderati per la capitalizzazione di mercato.
La ponderazione per la capitalizzazione di mercato non è altro che la procedura utilizzata per costruire l’indice sulla base delle dimensioni delle società che lo compongono. In un indice azionario, le società di grandi dimensioni rappresentano una quota maggiore, mentre quelle più piccole hanno un peso minore. Negli indici obbligazionari sono i maggiori emittenti di titoli di debito (in altre parole le società con un debito più consistente) ad avere un peso maggiore.
Replicando indici ponderati per la capitalizzazione di mercato, gli ETF passivi offrono un'esposizione efficiente, conveniente e trasparente ai mercati azionari e obbligazionari globali: caratteristiche che spiegano la crescita esponenziale messa a segno da questi strumenti nel corso degli ultimi 10 anni.
Investimenti globali in ETF
Fonte: Morningstar. I dati coprono il periodo compreso tra il 31 dicembre 1996 e il 24 marzo 2019.
Gli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato hanno un ruolo fondamentale in numerosi portafogli, ma risentono di una serie di ben noti inconvenienti. Gli indici azionari sono proporzionalmente più concentrati nei titoli, settori e regioni che hanno generato buone performance in passato, non necessariamente quelli che daranno risultati positivi in futuro, mentre gli indici obbligazionari presentano una maggiore concentrazione negli emittenti con un alto livello di debito, ma non necessariamente con le migliori caratteristiche di solvibilità.
Questi orientamenti, o “bias”, intrinseci sono rischi non remunerati che è necessario controllare, se non addirittura eliminare del tutto quando si investe in mercati meno liquidi o meno efficienti.
Un’indicizzazione sensibile ai rischi
Gli ETF Smart Beta (o “strategic beta”) offrono un approccio alternativo che tiene conto dei rischi intrinseci degli investimenti passivi. Questi fondi replicano l'andamento di indici che utilizzano criteri diversi dalle dimensioni della società o dell’emittente per determinare il peso delle posizioni nel portafoglio.
Alcuni indici assegnano a tutti i componenti o emittenti lo stesso peso, altri privilegiano titoli con caratteristiche specifiche, come ad esempio valutazioni convenienti, utili o prezzi in forte ascesa o qualità del credito. Altri, invece, adottano entrambi i metodi. Lo scopo è offrire agli investitori un’esposizione passiva a specifici mercati e classi di attivo a condizioni convenienti per realizzare i loro obiettivi e mitigare i rischi intrinseci degli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato.
Il debito dei Mercati Emergenti, una classe di attivo che nell’attuale contesto di bassi tassi d’interesse ha beneficiato di forti afflussi di capitali attirando investitori a caccia di rendimenti grazie alla crescente qualità del credito degli emittenti locali, è un buon esempio dei vantaggi offerti da un approccio di indicizzazione più sensibile al rischio.
Infatti, vari emittenti di ETF offrono esposizione alle obbligazioni governative dei Mercati Emergenti tramite indici ponderati per il debito, tuttavia ci sono alcune ragioni importanti per cui, nel settore del debito dei Mercati Emergenti, il ricorso a un indice tradizionale potrebbe non essere il modo migliore per acquisire esposizione a questa classe di attivo:
- Innanzitutto, gli indici ponderati per il debito non tengono conto dei pericoli connessi a ciascun emittente, per cui possono esporre gli investitori a un elevato rischio Paese;
- Inoltre, poiché le caratteristiche degli indici ponderati per il debito dipendono esclusivamente dai volumi di obbligazioni in circolazione, i rating creditizi o l’esposizione alla duration finiscono per subire drastiche variazioni nel tempo, a prescindere dagli obiettivi dell’investitore;
- Da ultimo, gli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato possono contenere numerose emissioni di minori dimensioni e meno liquide che non hanno necessariamente un impatto sui rendimenti, ma possono avere conseguenze significative per i costi operativi.
Alla ricerca di un indice “migliore”
Alcuni emittenti di ETF hanno cercato di risolvere gli inconvenienti tipici degli indici tradizionali del debito dei Mercati Emergenti applicando dei filtri di liquidità per escludere le obbligazioni con una scadenza residua troppo breve o un valore nominale relativamente basso. Altri hanno concentrato il portafoglio su emittenti di qualità superiore, riducendo così il rischio Paese ma anche il rendimento.
Ad ogni modo, i filtri di liquidità possono risolvere solo uno dei problemi degli indici del debito dei Mercati Emergenti ponderati per la capitalizzazione di mercato. È per questo motivo che abbiamo lanciato JPM USD Emerging Markets Sovereign Bond UCITS ETF (JPMB) che replica l’indice JPM Emerging Market Risk Aware Bond Index, un benchmark innovativo che in aggiunta ai filtri della liquidità utilizza anche un’analisi del rischio per eliminare il 10% dei titoli dell’indice per capitalizzazione di mercato a più alto rischio di insolvenza e la stabilizzazione del credito per assicurare che il 75% dell'esposizione al rischio dell’indice sia rappresentata da titoli High Yield.
Indice JPM Risk Aware Emerging Market Bond
Fonte: J.P. Morgan Asset Management. Gli obiettivi sopra riportati sono stime del gestore, possono variare e non sono necessariamente parte dell’obiettivo e delle politiche di investimento del Comparto come indicati nel Prospetto. Non vi è alcuna garanzia che tali obiettivi siano raggiunti.
Questi passaggi hanno permesso all’indice di ridurre il rischio di insolvenza sul debito sovrano (ad esempio, il Venezuela è escluso sin dal 2010), di mantenere elevati livelli di liquidità e di generare un rendimento competitivo rispetto agli indici ponderati per il debito e ad altri approcci che si concentrano esclusivamente sulla liquidità o sulla qualità (con possibili ripercussioni negative sui rendimenti).
Sin dal lancio, il 31 dicembre 2009, l’indice risk-aware ha sovraperformato il JPM EMBI Global Diversified Index (un benchmark comune ponderato per il debito), mantenendo una volatilità inferiore e generando quindi una performance più costante per gli investitori.
Inoltre, la media mobile a due anni dei risultati dell’indice risk-aware è molto positiva anche rispetto all’indice ponderato per il debito EMBI Diversified Index, che ha sovraperformato per quasi il 70% del periodo in esame. Questo significa avere l’opportunità di acquisire un’esposizione al debito dei Mercati Emergenti con volatilità più bassa e rendimenti più costanti.
Media mobile a due anni della performance dei due Indici vs Indice EMBI Diversified
Fonte: J.P. Morgan Asset Management, Bloomberg. Dati al 30 aprile 2019. Data di lancio dell’indice: 31 dicembre 2009. Gli indici non comprendono commissioni o spese operative. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
Le strategie passive non sono più tutte uguali
Gli ETF passivi rappresentano un mezzo veloce ed economico per acquisire esposizione a un vasto spettro di mercati e classi di attivo ai quali altrimenti sarebbe difficile accedere. Sono proprio questi attributi il segreto dell’enorme successo riscosso da questi strumenti presso gli investitori nell’ultimo decennio.
Tuttavia, è molto importante scegliere l’indice giusto, in particolare quando si opera in mercati meno liquidi e meno efficienti. Altrimenti, gli investitori possono trovarsi esposti a orientamenti di portafoglio indesiderati e a concentrazioni di rischio non remunerato maggiori di quelle che forse avevano previsto.
Come illustra l’esempio del JPMB, ora esistono molti metodi innovativi per accedere ai mercati con un approccio strategic beta. Oggi gli ETF passivi non sono più solo un sinonimo di investimenti ponderati per la capitalizzazione media di mercato.